Covid-19: cos'è, le varianti, i sintomi e quali sono i test

Il SARS-CoV-2

A dicembre 2019 una polmonite di causa sconosciuta viene segnalata all’OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità. Un nuovo coronavirus è identificato come agente patogeno e a Gennaio 2020 viene dichiarata l’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. 

A febbraio 2020 si annuncia il nome ufficiale del nuovo virus: SARS-CoV-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2) e la malattia da esso causata Coronavirus 2019 (COVID-19). La facilità di trasmissione ha fatto sì che i contagi crescessero rapidamente, portando alla chiusura forzata delle attività, al divieto di assembramento e a quello che ormai tutti conosciamo come “lockdown”. 

A distanza di mesi però, medici e dottori hanno individuato approcci di cura mirati, ricercatori e virologi hanno trovato nuovi metodi di prevenzione e diagnosi.   

Cos'è il SARS-CoV-2 e quali sono le sue varianti?

Il SARS-CoV-2 è un virus che appartiene alla famiglia dei coronavirus. Questi solitamente circolano negli animali e, alle volte, possono infettare anche l’uomo. Nel caso particolare del SARS-CoV-2, i pipistrelli sono stati riconosciuti come i suoi ospiti naturali da cui poi è avvenuto il salto di specie, arrivando quindi all’uomo. Un’altra caratteristica fondamentale dei virus in sé è invece la possibilità di mutare: quando un virus si replica a volte può cambiare leggermente, introducendo così delle mutazioni. Un virus con una o più nuovi tratti viene indicato come una variante del virus. Finora le varianti registrate sono numerose, ma non tutte significative. Infatti, solo alcune hanno destato l’interesse dell’OMS poiché effettivamente più contagiose poiché causano una sintomatologia più severa o presentano una resistenza al vaccino. Tra queste le più eclatanti sono: la variante inglese, molto più contagiosa tanto da essere ormai prevalente anche sul territorio italiano; la variante africana, che potrebbe risultare immune ai vaccini sviluppati finora; la variante brasiliana, anch’essa più facilmente trasmissibile, tende ad infettare nuovamente i soggetti; infine, la variante indiana che presenta una combinazione di mutazioni che potrebbe peggiorare la trasmissibilità che aumentare il rischio di reinfezioni.(1)     
(1) Considerazioni relative al momento di scrittura dell’articolo – Maggio 2021. Situazione in costante aggiornamento.
  

Quali sono i sintomi del COVID?

I sintomi di COVID-19 variano sulla base della gravità della malattia, dall’assenza di sintomi alla presenza di uno o più dei seguenti fattori. I più frequenti sono:

  • Febbre
  • Tosse
  • Mal di gola
  • Debolezza
  • Affaticamento e dolore muscolare

Nei casi più gravi, invece:

  • Perdita improvvisa dell’olfatto (anosmia)
  • Diminuzione dell’olfatto (iposmia)
  • Perdita del gusto (ageusia)
  • Alterazione del gusto (disgeusia)

Altri sintomi meno specifici possono essere:

  • Cefalea
  • Brividi
  • Mialgia
  • Astenia
  • Vomito
  • Diarrea

Quali sono i test per il COVID?

Per effettuare una rapida diagnosi e definire un più accurato quadro clinico, sono stati introdotti diversi test, ciascuno con un proprio scopo e basato su un meccanismo specifico.

Di seguito faremo chiarezza su come è possibile comportarsi a seconda della domanda a cui vogliamo rispondere.

Come faccio a sapere se ho il virus e sono infetto in questo momento?

Quando si vuole scoprire se si è attualmente affetti da COVID-19 bisogna fare ricorso a quei test che permettono di individuare tratti specifici del patogeno all’interno del campione prelevato dal proprio organismo. Solitamente, questo campione è di tipo nasofaringeo, nasale, orofaringeo o salivare dal momento che è proprio nei tratti respiratori che si annida il SARS-CoV-2. 

Il test molecolare

Il cosiddetto test molecolare PCR rileva la presenza del materiale genetico del virus, in particolare del suo RNA. Questa tipologia di test è altamente sensibile, quindi può individuare il virus anche negli stadi iniziali della malattia quando la sua presenza nell’organismo non è ancora massiccia o in caso di soggetti asintomatici.

Il test antigenico

Una alternativa al test molecolare PCR, è il test antigenico che individua gli antigeni del virus, proteine specifiche caratterizzanti la struttura superficiale del patogeno. 

Questo test ha il grande vantaggio di fornire il risultato in pochi minuti, così da permettere un’azione tempestiva in situazioni di emergenza in ospedale o per un monitoraggio generalizzato, ad esempio sui mezzi di trasporto pubblico, su luoghi di lavoro o eventi pubblici.

Esistono diversi tipi di test antigenici: rapidi, fai da te e da laboratorio analisi.

I test fai da te sono test antigenici rapidi effettuabili in completa autonomia e sono acquistabili presso i rivenditori autorizzati: dalle farmacie ai supermercati. Questi test forniscono il risultato in pochi minuti e ti permettono di capire se sono contagioso in quell’istante, scattando così una fotografia della condizione infettiva.  

Oltre a essere molto pratici grazie alle brevi tempistiche, hanno un ulteriore grande vantaggio: necessitando di un semplice campione nasale, risultano essere poco invasivi e praticamente indolori.

Come faccio a sapere se ho avuto il virus e ho sviluppato la risposta immunitaria?

Nel momento in cui il nostro organismo entra in contatto con un agente patogeno si innesca la reazione immunitaria durante la quale il nostro sistema inizia a produrre anticorpi. 

Una volta debellato il virus, alcuni anticorpi rimangono nel circolo sanguigno per un arco di tempo variabile a seconda dell’entità dell’infezione e dalla quantità di anticorpi prodotti.

Per questa ragione, nel momento in cui si vuole conoscere se si è entrati in contatto col virus, è opportuno effettuare un test sierologico analizzando un campione di sangue, prelevabile anche con il cosiddetto pungidito, o di plasma o siero.

Il test sierologico

Il test può essere sia qualitativo, quindi indicare semplicemente la presenza/assenza degli anticorpi ricercati, o quantitativo, indicando anche l’effettiva concentrazione anticorpale nell’organismo.

Solitamente, questo tipo di screening è utile per creare un quadro pandemico più preciso, osservando il grado di diffusione del virus nella popolazione oppure per monitorare il livello di anticorpi innescati dalla vaccinazione.

Come prevenire il contagio

Per quanto le possibilità di prevenzione e controllo siano aumentate notevolmente da inizio pandemia, la guardia non va mai abbassata. Rispetta sempre le linee guida ministeriali per contenere il contagio da coronavirus, quali:

  • Tenersi aggiornati sulla diffusione della pandemia da fonti ufficiali.
  • Lavarsi spesso le mani. Si raccomanda di mettere a disposizione in tutti i locali pubblici, palestre, supermercati, farmacie e altri luoghi di aggregazione, soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani.
  • Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute.
  • Evitare abbracci e strette di mano.
  • Mantenere, nei contatti sociali, una distanza interpersonale di almeno un metro.
  • Praticare l’igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto o nella piega del gomito evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie).
  • Evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, in particolare durante l’attività sportiva.
  • Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani.
  • Coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce.
  • Non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che non siano prescritti dal medico.
  • Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol /cellulare e accessori inclusi.
  • In tutti i contatti sociali, utilizzare protezioni delle vie respiratorie come misura aggiuntiva alle altre misure di protezione individuale igienico-sanitarie.

Bibliografia: